il giorno, come la notte.

•14 luglio, 2010 • 1 commento

Dopo molto mi ritrovo a scrivere.

Galeotto certamente fu il blog che, sinceramente, era davvero nato come un esperimento destinato a morire nel giro di poco. Never say never, no?

Comunque, fedele al titolo, torno qui per fare ancora una domanda, per chiedere consiglio a chi vuole sprecarsi per me, e per chi leggerà.E come ci si potrebbe aspettare dalla sceneggiatura di un film di media categoria, lo spunto per scrivere, stasera, m’è venuto fumando fuori, seduto nel vialetto di casa.

Sir Samuel Taylor Coleridge nella sua” Rhyme of the ancient mariner” fece raccontare la storia dal personaggio principale, il marinaio appunto, che intenzionato e evitare il ripetersi delle sue azioni fallaci, sopravvissuto alle conseguenze di queste racconta tutto a un giovane passante.

Nel racconto il giorno e la notte sono determinanti. Tutto ciò che accade di giorno è malvagio, cattivo, deformato, come visto attraverso una lente, distorta dal calore eccessivo del sole cocente;

di contro, tutto ciò che accade di notte è visto come un qualcosa di buono, benedetto dai raggi della luna che chiara e mite non può far altro che semplificare la visione del mondo, rendendolo per quello che è, senza distorsioni nè inganni.

Stanotte gli insegnamenti di una letteratura inglese di liceo hanno interferito con la mia pausa-sigaretta.

Mi sono accorto che per come ho vissuto fino ad ora, la notte ha sempre avuto il compito di contenere gli sfoghi, gli eccessi, le stranezze che la vita di giorno non poteva tollerare. Ubriacature, trasgressioni piccole o grandi che fossero(siano), confessioni, balli sfrenati. Tutto di notte.

E di giorno? Ora il giorno è riservato a quello che gli occhi di chi sta intorno sono capaci di sopportare. Già, perchè di giorno tutto è illuminato: chiunque può Vedere, chiunque può anche solo gettare uno sguardo curioso nella tua direzione.

Di notte no. Di notte il buio si frappone tra gli occhi di chi guarda e ciò che vorrebbe essere guardato, annullando le deformazioni e le aberrazioni dovute al sole e al suo calore struggente. Quel che avviene di notte è invisibile, non se ne può conservare una limpida memoria, a meno che non ci sia la Luna a rischiarare lo scenario. E quando la luce pallida illumina il volto di qualcuno, che questo rida, pianga, urli, di gioia o magari di tristezza, non c’è timore, nè di guardare nè di essere guardati. La vista dura finchè l’ombra non si riappropria del posto che le era stato chiesto dalla luce, e torna a uniformare la visuale, a gettare tutto nell’indefinito, a sottrarre ogni azione agli occhi del mondo intorno.

Che dite, sognare la luna di Giorno è un po’troppo?

è così… infantile sperare di avere un sole meno minaccioso di giorno e una luna meno estranea, meno clandestina di notte?

è davvero da sciocchi sognare di avere pace, il giorno, come la notte?

amore- dipendenza- legame- sopravvivenza

•11 febbraio, 2010 • 1 commento
Scivola tra le mie lenzuola e insinuati nella mia mente
Arresta i miei pensieri e con una carezza dissolvi il mio dolore
Svegliami dal mio sonno e sussurrami “Ti amo”
Stringimi e io ti stringerò a me
Per non lasciarti.
Mai

Proposta indecente, …oggi!

•10 aprile, 2009 • 1 commento

Giusto giusto quando ho cominciato a credere di più nell’utopica ipotesi che mi circola in testa, quella in cui le persone non se lo buttano(siamo fini!!) “in tasca” a gratisse, trovo questa pagina.
Grazie viaggioalterminedellanotte!

odio… parola forte, ma stavolta me la permetto

•6 aprile, 2009 • 5 commenti

Questo post voleva nascere prima di stasera. Era una settimanuccia che aveva preso a scalciare contro le tempie, a strillare dentro la mia testa perchè voleva farsi sentire, voleva che gli fosse data una dignità, voleva che gli fosse riconosciuta un’importanza che sapeva di meritare. Perchè importante, secondo la mia personale e (mi rendo conto)irrilevante opinione, è qualsiasi tentativo di utilizzare le risorse di cui si dispone per procurare un po’ di bene ad altri, e credo che la condivisione di idee sia un bene.

La botta finale. Stanotte, o meglio stamattina.

Sveglia programmata per il treno delle sette e trentadue: ho da andare a fare la visita al C.T.O. … ma come prevedibile mi dico che in fondo in fondo anche il treno delle otto e ventidue non è poi brutto e fuori luogo come ho l’abitudine di pensare(!ipocrita & opportunista!). Colazione e tg, preferibilmente zapping tra i vari che ci sono, e la notizia del terremoto raggiunge anche casa mia. La mia cucina e la mia testa, in ordine. Rammarico, soprattutto per la consapevolezza di non poter essere d’aiuto se non stando in allerta il più possibile per recepire eventuali necessità, … da chiunque. Giornata a Firenze, nel mentre. Rientro a casa alle sei, comprensivo di merenda e spulcìo su internet, e è su internet che il bimbo d’odio che è ormai maturato tra le mura della mia testa si riversa. Il parto coincide con il momento in cui scorgo, tra il gruppo di -‘mi piace la mortazza’- e quello di -‘kuelli ke skrivono kon la kappa’- un’icona con una candela e relativo messaggio: -‘quelli che sono vicini alle vittime del terremoto’-.  Ecco. Non so se riescono le parole di cui sono in possesso, anche se rimescolate e rimpastate in tutte le combinazioni possibili, a rendere la pena e il senso d’orrore che mi son nati dentro allo stomaco a vedere quello spicchio di monitor…

Sono convinto che questo mondo digitale, questa rete, sia una delle cose più utili che il ragazzo d’oggi abbia a disposizione per diventare ‘cittadino del mondo’. Dopo che ho ricevuto conferma che ‘basta crederci, basta credere che il buono della rete siamo NOI'( prof, tanta stima…) della rete non ho dubbi.

Ho dubbi seri, forti e fondati su chi la rete la gestisce(alcune parti) e su chi gestisce l’informazione in generale. MI FANNO SCHIFO.

La scena è questa. Telegiornale(TG1 tra l’altro, neanche uno di quelli più sentimentali…). Un cronista va da uno sfollato e gli chiede -‘Lei sta cercando sua figlia e sua nipote?’- e il signore -‘ Sì, ma non so come… non so cosa fare… a chi chiedere aiuto…’- (da notare è che l’intervistato è ricoperto di intonaco e è a mani nude, testimonianza del fatto che non si è minimamente preoccupato di sè ma è andato subito a cercare soccorsi per i propri cari). Il giornalista a questo punto ci lascia una perla, un tesoro dell’etica giornalistica, un modello di comportamento da introdurre nella deontologia professionale di chi lavora per la carta stampata -‘ E quindi lei sta cercando i suoi cari guidato dal dolore di padre?’-

E’ per questo che stasera mi permetto di odiare. Non qualcuno, ma qualcosa di cui ciascuno di noi fa parte. Odio questa cazzo di mentalità del cazzo che vuole che si debba pubblicizzare tutto. Proiettare ventiquattro-ore-su-ventiquattro le caccole nel naso di un emerito nessuno sulle reti di maggiore rilievo; odio la moda di farsi i cazzi degli altri in maniera spudorata, cosicchè arrivi a pensare che, in fondo, se ti interessi se Caio si tromba la fichetta di turno, allora va bene(perchè lo fanno tutti!! ma non lo dite a nessuno, eh! guai!). Odio la pubblicizzazione estrema dei sentimenti, come se facendoli scorrere sugli schermi si imparasse davvero che cosa le parole che li incarnano(indegnamente) vogliano significare. Odio il tentativo che si sta, a parer mio, compiendo di relegare l’individuo sempre più nei suoi due metri e mezzo di spazio adiacenti ad uno schermo connesso con chi ti pare. Odio dal più profondo del mio cuore( sempre che dal cuore si possa far venire fuori qualcosa del genere) , o dal più profondo della parte di me che genera sentimenti in questo momento, chi vuole maipolare e sfruttare avvenimenti che coinvolgono vite reali di ‘altri-Me’. Altri-Me, identici a Me. Ma per il semplice fatto che non siano Me, li posso bistrattare e posso fare scempio del loro dolore. Per il fatto che non sono nient’altro che altri-Me che non sono IO(quel sommo Io che è assurto a ruolo di Dio nelle teste di ciascuno, un Io individuale, diverso da testa a testa, ma identico nei più minimi particolari all’Io che lo ospita), posso fare di loro ciò che voglio: l’importante è che io e il mio Io ci sentiamo sicuri e al sicuro, dove le minacce non ci possono nemmeno scorgere, dietro a baluardi di difesa incrollabili, dentro a roccaforti di idee granitiche. Eterne all’esterno, apparentemente incrollabili, ma capaci di cedere sotto l’effetto di una goccia di sudore che ne scomponga la struttura cristallina in un’entropia di atomi.

Ecco che il mio bambino comincia a parlare e mi dice, attraverso ‘il BUONO della rete’, che quello che non sapevo esprimere, ciò che l’ha generato, è la paura che questa pubblicizzazione dell’Altro, così meticolosa, così mirata, così… così innaturale, non sia nient’altro che il tentativo di convincere i più ingenui che l’affetto e la vasta gamma di sensazioni che giornalmente ci vengono offerte dall’ ‘Altro’ nella vita (che a me piace definire) ‘di ciccia’, siano emulabili e sostituibili. Con cosa poi??! con la conta di quante persone DICONO di volerti (e qui le virgolette sono delle Signore Virgolette) “BENE”.

Sono per la ciccia. Tengo per il bacio sulla guancia con lo schiocco. Stò per il contatto pelle-pelle. Simpatizzo estremamente per il bacio sulle labbra. M’accosta ‘na cifra l’odore di chi mi sta accanto. Mi richiedo una dose di sofferenza per capire chi, la sofferenza, l’ha tutti i giorni di tra i coglioni. Mi voglio sporcare le mani per capire la differenza che c’è da quando sono pulite, e poi preferirle sporche. Voglio parlare con le persone a cui ho bisogno di chiedere dei chiarimenti: viso a viso! Credo nel buono del brivido di paura che provo, dovendo cercare il coraggio per confrontarmi con chi stimo più di me. Sono in cammino per cercare di amare la Paura, perchè la sento come la cosa più vicina alla vita con cui sia entrato in contatto finora.

Vivo per le sensazioni che il mondo mi dà.

Vivo delle sensazioni che il mondo mi dà.

Faccio vivere il mondo che mi circonda emettendo emozioni.

Amo, e cerco di farlo non soltanto celandomi dietro a un avatar.

news… forse utili a qualcuno =)

•9 febbraio, 2009 • Lascia un commento

http://attivissimo.blogspot.com/

e all’interno di questo sito vi consiglio di andare a vedere l’articolo su google alert!

Il sito vive sotto il nome di ‘Disinformatico’ e a mio avviso è molto buono. E’ porposto nella lista dei siti ai quali è possibile fare l’iscrizione del feed, al momento in cui si crea l’account in Google, ma assieme alla moltitudine di altri siti di interesse vario non è che spicchi molto.

I campi di interesse sono soprattutto l’informatica, e problemi annessi, e tutto ciò che riguarda la sfera delle informazioni che sono soggette a ‘mistificazione’. Provare per credere.

Io ve lo consiglio, tanto che cosa vi costa fare l’iscrizione al feed? =)

Answers: do we really need to search for them?

•24 gennaio, 2009 • 5 commenti

A volte è sorprendente come i piccoli particolari possano innescare delle connessioni assurdamente complesse nella mente di un ragazzo.

Cinque giorni a settimana. Due volte al giorno. Quaranta minuti a volta( in media). Moltiplichiamo il tutto per la quantità di viaggi che faccio sulla linea Firenze-Viareggio in un anno… aiuto!! Quello che si ottiene dallo svolgimento del calcolo è il numero di volte in cui passo davanti al simbolo che solo quattro giorni fa m’ha incuriosito, fino a portare alla redazione di ‘sto post.

La scena è la solita. Treno di sera(no! no ‘…bel tempo si spera’, no!) per tornare a casina. Stesso percorso fatto una marea di volte, con le stesse fermate, le stesse canne che provano a schermare la visione della strada ai passeggeri(o il contrario, non l’ho capito)… insomma un viaggio come gli altri. Se non che stavolta, con il viso quasi completamente spalmato sul finestrino, mi appare! Troneggiante sul buio, con il suo bagliore al neon, si staglia sulla cima di un complesso indistriale la scritta a caratteri cubitali: ANSWERS’.

… maiala… .

Che, se a fare caso alle cose ci sta che queste perdano di valore quanto più si dedica loro attenzione, invece quando gli oggetti che non cachi ti si infilano nell’occhio quasi apposta, beh!, è tutto un altro par di maniche.

Insomma mi trovo di fronte a questa insegna blu elettrico, che sembra volermi dire -‘Sì, sono quello che stavi cercando! Sono qui per te! Anche se non sapevi che io esistessi, dal momento in cui mi hai visto hai capito che ero quello che non sapevi di stare cercando’- (… perdonatemi…). Al che rimango basito. Com’è possibile che con uno, e dico UNO, sguardo mi sia fatto imbambolare così dal nome di un’azienda della zona indistriale pistoiese… Bah! ma che lo so? Fatto sta che tornando a casa penso a che cosa potrebbe rappresentare per me e per altri quel simbolo.

A quel punto partono digressioni su che cosa vogliano davvero dirci i simboli, sulla logica perversa della scienza pubblicitaria, sui risvolti psicologici, e mi sembra di perdermi, quindi smetto immediatamente: non è il caso di tornare a casa con la faccia di uno che ha visto la Madonna o che, peggio, s’è fumato un campo di erbette… no, non è il caso… .

A mente lucida mi torna a galla l’episodio e dopo poco mi scatta in automatico la domanda -‘ Perchè sento davvero il bisogno di avere quante più risposte di immediato consumo possibile? Sono davvero così angosciato dalla ricerca di risposte ai miei interrogativi da dover essere schiavo della suggestione che provoca una scritta?’-. Al che mi dico che forse sono io un po’ strano, che solo chi si piena la mente di pippe assurde è schiavo del desiderio di avere tutte le risposte del mondo in mano, anche perchè è un po’ da megalomani voler avere una riposta per ogni cosa, no?(maledetta autocritica!)

Non ho chiesto in giro. Anzi, è stato il contrario e questa ‘coincidenza’ mi rende felice di fare ciò che sto facendo. Una risposta mi è arrivata da qui. Dico ‘mi è arrivata’ perchè in effetti non l’ho cercata di proposito, ma me la sono trovata tra le righe del Feed Reader. Che cosa stupenda!!!

Per come siamo ora, per chi siamo ora, per il momento in cui esistiamo, è quasi automatica come azione quella di andare almeno una volta al giorno a ‘cercare risposte’. Motori di ricerca, enciclopedie on-line, forums: il web ci offre ogni sorta di aiuto possibile, ogni sorta di soluzione agli atavici problemi che ci affliggono giornalmente. Sono d’accordo con Rachele quando dice che -‘ Chi si mostra insicuro viene travolto, chi si ferma a riflettere prima di agire perde quota, chi dubita delle sue convinzioni perde credibilità e considerazione…’ ma nell’essere d’accordo con lei mi rendo conto che la crudeltà del meccanismo ‘se-ti-fermi-a-pensare-sei-d’intralcio’ in fondo spinge persone come me, che di natura son portate a stare immobili a fissare un granello di polvere e a chiedersi come sia arrivato lì dove è ora, a darsi una svegliata.

Non ci sarà mai niente di bello e qualificante come il poter pensare, mai! Almeno per me.

Però se si pensa troppo si scade, o si rischia di cadere, in un delirio di onnipotenza che ti illude di poter commettere tanti meno sbagli quanto più tempo hai trascorso a rimuginare sul problema da risolvere. E’ una questione trita e che trova esempi pro e contro dappertutto.

Pro: l’esempio citato da Rachele anche se è solo una sceneggiatura rende a pieno quello che voglio dire;

Contro: un qualsiasi test a crocette in cui, al momento di riguardare le risposte, più ne guardi una e più ti convinci che quella immediatamente successiva è più giusta, e quella dopo ancora pure! … un delirio…

Io per ora ho grossi problemi in quanto a credibilità o considerazione da parte degli altri e riconosco che sia l’effetto di un atteggiamento molto poco spontaneo dato dal fatto che penso decisamente troppo. Che sia una ritrovata aderenza alla spontaneità, a un sentimento assimilabile all’istinto, la soluzione per essere svincolati da questa sconveniente dipendenza dalle answers che troneggiano sopra me (noi?)?

Only in difficulties?… I can’t believe it!

•17 gennaio, 2009 • 6 commenti

prima di leggere è utile scorrere questi 1, 2 e 3… thanks R!=)

Et-voilà! Primo post dell’anno nuovo(non in inglese vista la voglia che n’ho e visto anche il rispetto nei confronti di chi l’inglese LO SA) partorito dopo un lungo e lento, lentissimo oserei dire, rimuginare sugli scopi del corso di informatica che sto(ehm… starei) seguendo. Scomparso l’entusiasmo iniziale dato dall’impatto con la personalità innovativa che ci ha introdotto al mondo ‘della cooperazione’, mi piace chiamarlo così, rimangono gli argomenti su cui lavorare. Con l’anno nuovo mi son cominciato a chiedere se questa sorta di ‘vita complementare’ sul web che ci viene proposta, tutta questa cooperazione, questi buoni sentimenti, la voglia di fare le cose condividendone i risultati… mi son chiesto se tutto questo impegno che il mondo ‘in rete’ mette nel palesare sempre di più i suoi aspetti vantaggiosi, non sia parte di una ennesima mossa di mercato massiva per incentivare un qualche settore. Mi rimane difficile capire se queste opportunità, queste ‘potenzialità’ (già citate in altri blog) che ci sono state presentate con una semplice lezione di due ore, un paio di link e un reader di feed, rappresentano un ‘qualcosa-che-c’era-ma-non-interessava-a-nessuno-far-vedere’ o se sono l’ultimo ritrovato della tecnologia capitato al momento storico giusto nella zona di mondo giusta. Di natura son diffidente, è una brutta cosa lo so, però son domande che mi vengono alla mente data la mole di cambiamenti che si stanno susseguendo in uno spazio di tempo così ristretto. Per fare qualche esempio, l’insediamento alla Casa Bianca di un presidente portatore di idee che, non dico mezzo secolo fa, dieci anni fa sarebbero state criticate e mozzate alla radice; il ritrovato clima di bontà e solidarietà riesumato dalle difficoltà economiche che si sono riversate sulla fetta sviluppata del nostro sistema industriale. Son cose che mi lasciano basito. Una battuta di un film dice che ‘… è solo di fronte al terrore che gli uomini trovano la loro parte più nobile…’ e in parte credo abbia ragione. Nel senso che non credo che ogni singolo uomo abbia bisogno di fare esperienza di qualcosa di orribile per far nascere in sè la voglia di perseguire uno scopo un minimo più ambizioso della semplice sopravvivenza. Non lo credo, anche perchè se così fosse uomo e bestia sarebbero l’uno sinonimo dell’altro. Non lo credo anche se penso che l’uomo sia estremamente gregario e che segua l’idea del momento che riscuote più successo. Mi dispiacerebbe se questo ‘mondo di condivisione’ fosse o il frutto di una moda, o di una fortunata congiuntura di mercato… Sono stato abituato a credere che per vedere fruttare qualche cosa di buono si deve pazientare a lungo dopo aver lavorato duramente: tutto ciò che non segue questo modello è destinato a svanire nel giro di poco. Se questa ‘esplosione’ di voglia di rendere il mondo davvero unico, unendolo con una rete che possa mettere in comunciazione i vari ‘saggi della montagna’, è davvero frutto di un lavoro ponderato, sarei contento di farne parte. In caso contrario… ci s’è almeno sperato, no? =)

polemicopolemicopolemico

•12 dicembre, 2008 • 6 commenti

Non in inglese… purtroppo, non oggi. Non ho ancora imparato a espimermi in inglese in un modo così pregnante, da rendere molto bene le emozioni che vorrei veicolare nel lettore.

Oooh, oggi è stata proprio una bella giornatina: mi sveglio alle nove( uauuuu, due ore dopo il solito!!) e mi dirigo verso la stazione di Pistoia per fare i soliti trentacinque/quaranta minuti di viaggio perchè devo andare a Firenze. Eh, sì, ho lezione alle una, ma prima voglio passare dalla biomedica. Tanto, comunque vada, sono strasicuro che lezione C’é! Eh, oh… mannaggia, magari non avesse voluto recuperare la lezione proprio di venerdì… che non avevamo lezione. Ma d’altronde la prof è quella che ha la priorità, è quella che ha il rispetto e il potere, è quella di cui ci si può fidare, è quella che lavora… Vabbè, fatto sta che arrivo a Florentia e dopo essere diligentemente passato dalla Biomedica, vo spedito come un fuso a lezione. Lì trovo i miei compagni di corso, con in più le ostetriche e le dietiste. Tutti lì a goderci quel benedetto(Gesù l’abbia caro) quarto d’ora accademico. Poco importa se la lezione era già stata fissata un quarto d’ora più tardi di modo da tamponare già in partenza il ritardo eventuale della Prof… poco importa… sì sì. Ora, non esageriamo. Dico … poco importa il primo quarto d’ora oltre l’orario fissato… poi i volti fintamente distesi di chi in un venerdì piovoso avrebbe di gran lunga preferito starsene a casina propria cominciano a corrugarsi e a manifestare che il dubbio che la professoressa possa aver dato forfait, è ben più che comparso nel circuito del pensiero di ognuno, è oramai quasi certezza. Nonostante questo cattivo( cattivissimo!!!) presentimento, la baldanza sui volti dei pochi ancora presenti non si spenge(c’è mai stata?)  e c’è chi ancora spera che la prof sia solo imbottigliata in quel girone dantesco che è la zona stradale intorno Careggi. Quando però, raggiunta la mezz’ora di ritardo, non di per sè eccezionale visto che c’è chi(senza fare nomi sono persone un po’ FUSe, mica è colpa loro, no no!) ne fa di più, le si telefona, è la risposta che lascia abbacinati, disarmati, stupiti, esterrefatti, sbigotti e sbigottiti, insomma di stucco!… Ci viene risposto che – c’è stato un accordo tra uno dei rappresentanti del corso e la professoressa e che lei pensava che fosse tutto ok, che tutti fossero stati avvertiti-… che tutto fosse un mondo rosa con confetti che cadono dal cielo e unicorni che vivono indisturbati accanto agli ornitorinchi e agli emù… ci viene detto che – è stato mandato un messaggio al rappresentante del mio corso di laurea… o forse non è arrivato… o forse non l’ho mandato proprio?!? uups…- fatto sta che noi si rimane lì come dei pirla, presi per il culo da professoressa che, per un motivo o per un altro, non si è presentata, e dai ragazzi nostri coetanei di Igiene Dentale(eeeh, qui me la devo levare la soddisfazione! cavolo!) che hanno pensato bene di lasciare che l’informazione del cambio di orario rimanesse nota solo a loro. … . Complimentoni! A tutte e due le parti. Proprio, bada…, un applauso d’incoraggiamento!

Oh, una volta reso noto al mondo di WordPress l’avvenimento, mi viene spontaneo porre una domanda, che prende spunto dalla vicenda di oggi(prende solamente spunto, non è che sia l’avvenimento che mi ha fatto pensare alla domanda qui di seguito), anche perchè il blog si intitola ‘onemorequestion’ non a caso. Quindi, la domanda è: ‘Il rispetto, specialmente quando si parla di quel rispetto che le persone più grandi vogliono, pretendono dai più giovani, è da darsi incondizionatamente a chiunque sia al mondo da più tempo di te, o(come la penso io) ognuno indiscriminatamente deve GUADAGNARSELO, questo sacrosanto rispetto, a partire da come agisce nei confronti di chidipende in qualche modo dal suo agire? Posso io rispettare qualcuno che mi fa perdere una mezza giornata per un suo disinteresse, per una sua colpa, e non poter inveire contro la suddetta persona perchè questa è investita di un potere che può ritardare la mia laurea? Posso io essere costretto, strinto tra le fasce di un’istituzione che non mi permette di dire al mio professore che secondo me ha fatto un’emerita cazzata a non pensare alle quaranta persone che erano a lezione? Posso io evitare di contenere il mio ‘disagio'(chiamiamolo così…) una volta che mi trovo di fronte al professore?’ -fine domanda-

la reazione è un po’ esagerata, lo ammetto, ma non siamo esseri perfetti e ogni tanto il nervosismo si accumula e, in base a quanto ce n’è in ciascuno di noi, genera reazioni differenti: io ero nervoso già in partenza. sorry Bu(s)c… =)

p.s. e poi, caz…pita, almeno trova una scusa migliore, no?!? che diamine!!!

Are we human?…

•18 novembre, 2008 • Lascia un commento

This is going to be the first post written in english in my blog. Why? I don’t know it yet, but I guess it will be at least in line with the ‘guide lines’ our teacher gave us when this course began: ‘Do whatever you like but always in the full respect of others and with the goal of fostering cooperation’… so this isn’t wholly out of the contest =)

Are we human? -Of course!- someone is probably thinking. Not his bad!! It’s my fault for not having specified the area of interest of such a vast ‘tag’…Are we human enough? Are we human too much?… to me it’s a great deal to go with. Are we able to understand our behaviour enough to support everything we do, even if what we are doing is not following any of the principles which were guiding us, up until now? Even if the thing we are trying to do is change! Here it is the other face of the medal. Here you are the troubling part of the job, the part in which you dirt your mind in spite of your hands. Are we human enough to recognise that our actions might not be always right, even if are those actions that allows us to live according to the ideas of ‘freedom’ and ‘happiness’ that rule over us? Do we have the guts to put ‘our lives on the line’ risking our happiness for what could be called HONESTY? Are we human enough, when we are put in front of an error of ours, to recognise it?

On the other hand, aren’t we TOO MUCH human sometimes? Don’t we try too frequently to let loose the lighthearted part of us, while concealing other ones that could not be liked by those people nearer us? How much human should we be in order to live at the same time peacefully with ourselves and with others? Will people like me, because it would be pointless denying any relation to myself, ever be able to reconcile their whole being in one and only figure comprehensive of the good aspects as well as the bad ones?

Will the likes of me ever be able to find a way to live their ‘too human’ part along with the ‘is-this-human-enough?’ part? Will it ever be a balance between what is asked and what is given? But, more importantly, is this balance really essential? Isn’t it even dangerous for us?

a cluster of questions that is being put in front of those brave enough to dare to adventure in such an unenticing place!!! =)  nighty-night!

Cronaca che avrei preferito non riesumare… =(

•11 novembre, 2008 • Lascia un commento

Ora… vabbè che c’era una tensione a giro che non avrei augurato di essere un poliziotto neanche al mio peggior nemico; vuoi che l’opinione pubblica e le testate giornalistiche stavano facendo la loro parte nel mettere in risalto i difetti delle forze dell’ordine; vuoi che si fossero tutti alzati male perchè nelle caserme quella mattina c’era puzzo; vuoi che avessero tutti mal di testa; vuoi quel che ti pare, ma ho letto questo articolo e mi son venuti, oltre che alla pelle d’oca e a flash di quello che è potuto succedere in una scuola(più dormitorio che altro), tanti dubbi sull’affidabilità delle forze dell’ordine e sulla fiducia che dovrebbero meritare, “meritare” non “avere-a-prescindere-per-il-semplice-fatto-di-avere-una-divisa-e-una-pistola“, da ogni cittadino. Aiutatemi a capire, perchè io, ora come ora, non mi sento al sicuro in mano a chi non sa controllare i propri gesti…